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Il Contatore Fotovoltaico

Agg. 21 Maggio 2010

NUOVO CONTO ENERGIA
Impianti in esercizio 72.867
Potenza (kW) 1.056.491
VECCHIO CONTO ENERGIA
Impianti in esercizio 5.732
Potenza (kW) 165.153
 

Totale Impianti

Totale      (kW)

 

78.599

1.221.644

 

 

RISORSE ENERGETICHE IN ESAURIMENTO

    Esistono diversi schemi di classificazione, quella della Society of Petroleum Engineers (SPE) è internazionalmente diffuso e distingue tra Risorse (idrocarburi non ancora scoperti o non commerciali) e Riserve (idrocarburi scoperti e commerciali). Le Riserve infine sono classificate come certe, probabili e possibili secondo un grado d’incertezza crescente. Questo stesso schema è stato inserito all’interno del sistema di classificazione delle risorse naturali, esclusa l’acqua, pubblicato dalle Nazioni Unite nel 2004 sotto il nome di United Nations Framework Classification (UNFC).

    L’impossibilità di calcolare esattamente la quantità di riserve e di risorse, dà spazio a diverse previsioni più o meno ottimistiche.Nel 1972 uno studio autorevole, commissionato al MIT dal Club di Roma (il famoso Rapporto sui limiti dello sviluppo), affermò che nel 2000 sarebbero state esaurite circa il 25% delle riserve mondiali di oro nero. Purtroppo il rapporto fu frainteso, e i più pensarono invece che predicesse la fine del petrolio entro il 2000. La situazione oggi appare più grave di quanto il MIT avesse predetto. Dai dati pubblicati annualmente, si rileva che la quantità di petrolio utilizzata dal 1965 al 2004 è di 116 miliardi di tonnellate, le riserve ancora disponibili nel 2004 sono valutate in 162 miliardi di tonnellate.

    Con questi valori si può facilmente calcolare che, escludendo i nuovi giacimenti che saranno scoperti nei prossimi anni, è già stato consumato il 42% delle riserve inizialmente disponibili, in altre parole si avvicina il momento del raggiungimento del "picco" dell'estrazione. Secondo studi recenti, il petrolio disponibile è sufficiente per circa 40 anni a partire dal 2000, supponendo di continuarne l'estrazione al ritmo attuale, quindi senza tenere conto della continua crescita della domanda mondiale, che si colloca intorno al 2% annuo.

    Ma al momento dell'estrazione dell'ultima goccia di petrolio, l'umanità dovrà già da tempo aver smesso di contare su questa risorsa, in quanto man mano che i pozzi si vanno esaurendo la velocità con cui si può continuare ad estrarre decresce, costringendo a ridurre i consumi o utilizzare altre fonti energetiche.

    Diversi altri studi hanno in tutto o in parte confermato queste conclusioni; in particolare sono da menzionare quelli del geologo americano Marion King Hubbert (vedi anche picco di Hubbert) e in seguito, a partire da questi, quelli di Colin Campbell e Jean Laherrère. Secondo questi studi la quantità di petrolio estratto da una nazione segue una curva a campana e la massima estrazione di greggio per unità di tempo la si ha quando si è prelevato metà di tutto il petrolio estraibile. Questo è quanto si è verificato negli USA (i 48 stati continentali - lower 48 - esclusa l' Alaska) in cui la produzione di petrolio ha avuto un massimo nel 1971 (circa 9 milioni di barili al giorno) e poi è declinata come in una curva a campana secondo quanto previsto da Hubbert.

    Analizzando più in dettaglio la situazione del petrolio, risulta che i cinque paesi che possiedono le riserve più abbondanti sono, nell’ordine: Arabia Saudita, Iran, Iraq, Emirati Arabi e Kuwait; essi detengono il 61,2% delle riserve. Per il gas, i primi cinque paesi sono Russia, Iran, Qatar, Arabia Saudita e Emirati Arabi. (63,8%)

    Il petrolio è la fonte più soggetta a rischi dal punto di vista della vulnerabilità degli approvvigionamenti, in quanto è la più esposta alle perturbazioni geopolitiche e di mercato. La spesa energetica dei paesi importatori è fortemente influenzata dalle fluttuazioni dei prezzi internazionali del petrolio, a cui sono correlati, sia pure con ritardo e con qualche attenuazione, quelli del gas.

    La dipendenza energetica dall’estero è definita come il rapporto, espresso in percentuale, tra le importazioni nette di energia (differenza tra le importazioni e le esportazioni) e il consumo di energia primaria nello stesso anno. In altre parole, la dipendenza dall’estero rappresenta la quota del consumo di energia non coperta con le fonti nazionali.

    Tra i paesi industrializzati, l’Italia è tra quelli con la più alta dipendenza energetica dall’estero, eguagliata solo dal Giappone; la dipendenza degli Stati Uniti si aggira intorno al 25%.Un altro indicatore significativo è la dipendenza dagli idrocarburi, definita come la quota del consumo di energia primaria soddisfatta con petrolio e gas (tanto provenienti da giacimenti nazionali che di importazione); tale quota è stata per l’Italia nel 2003 pari all’80% (47% petrolio, 33% gas). Tanto la dipendenza dall’estero che la dipendenza dagli idrocarburi, e in particolare dal petrolio, sono un chiaro indice della vulnerabilità del sistema energetico italiano.

    Il sistema energetico mondiale continua ad essere fondato sui combustibili fossili e, in particolare, sul petrolio, la cui domanda da parte delle economie emergenti è in forte crescita. Un settore vitale come quello dei trasporti dipende interamente dal petrolio, che non può essere sostituito in tempi brevi da altre fonti energetiche. 

    Il petrolio è la fonte energetica più esposta alle perturbazioni di mercato, essendo le sue riserve concentrate in aree geopolitiche instabili e in Paesi non democratici.La vulnerabilità delle nostre economie, oltre alle preoccupazioni ambientali o ai timori dell’esaurimento, rende urgente avviare da subito una decisa politica  di affrancamento dai combustibili fossili e prioritariamente dal petrolio.